Rovistando sul fondo del Laghetto potremmo trovare qualche chiodo di "Via Paolo Fabbri 43" |
Mentre sto facendo l’orto, mi
chiama Jacopone Merizzi, mio vecchio sodale e complice dei tempi ruggenti del
Sassismo, ormai cieco da un occhio e mi dice: ”Sai che sono 40 anni che abbiamo
fatto Polimagò? dobbiamo festeggiare!”. “Ulla
Peppa”, pensavo fossero trenta (gli anni), ma quaranta sono proprio
un’eternità…… All’inizio l’idea di festeggiare mi lascia alquanto perplesso:
celebrazione, nel mio cervello, fa rima con riesumazione, non proprio una bella
cosa. Poi sono convinto che i vecchi devono starsene tranquilli a ricordare
perché, se si espongono troppo, diventano noiosi. Infine il Merizzi è diventato
una piccola “Divinità Social” e so che la ricorrenza verrebbe esposta al
pubblico ludibrio del Web, mentre a me, come si dice nella mia splendida
Valmalenco, piacciono le cose fatte “de
ciacc”, di nascosto. Però l’idea di portare ancora una volta le mie chiappe
in quel posto meraviglioso chiamato Polimagò mi stuzzica, così alla fine cedo
ed acconsento alla “riesumazione”.
Da sinistra: Masesku, Jacopo, Prina |
Ma c’è un problema: il tiro sopra
la Porta del Cielo, dal quale se cadi ti rompi veramente l’osso sacro (il
culo). Lui non se la sente di “tirarlo” per una cosa che gli manca (la vista)
ed io per una cosa che ho in abbondanza (la panza). Dobbiamo allora trovare un
“Rope Gun” che si materializza nella figura
dell’Albertone Prina: entusiasta,
volonteroso e un po’ timoroso, più per la responsabilità di portare i due
zietti fuori porta, che della via. Una corda davanti fa miracoli e in men che
non si dica ci troviamo a superare il fatidico tiro “respingente”, dopo aver
strisciato nella parte dei camini (roccia fantastica) ed aver passeggiato sul
bordo superiore della Porta del Cielo, un posto davvero speciale……
Con un rigurgito di giovanilismo
passo a fare il capocordata, affronto con morigerata baldanza la scalata del “Diedrone”
e godo come un grillo all’idea di usare quei meravigliosi aggeggi che si
chiamano Friend, al posto di quegli orribili e scomodi Excentric che, ai vecchi
tempi, necessitavano di una pazienza infinita per essere posizionati. A tre
metri dalla sosta, quando mi mancano due movimenti per raggiungerla, il “passo
bicicletta” col quale stavo superando una placchettina finale, viene
bruscamente interrotto dalle corde che si sono incastrate in una mefitica
lametta, qualche metro più in basso. La salvezza viene da un vero e proprio
angelo in carne ed ossa che risponde al nome di Laura, che dalla sosta mi
lancia la sua corda, risolvendo tutti i problemi.
Laura: l'angelo di Polimagò |
All’inizio del traverso sento nella
testa la musica dei duelli del West, quando i due pistoleros si affrontano e si
studiano: taraaarara….tararararaaaaaa……..Io sono Clint Eastwood (appena), occhi
azzurri, sigaretta all’angolo della bocca, cappello calato sugli occhi, mano sul
cinturone, mentre il traverso è un oscuro malvivente “cicanos”, coi baffi
scuri, malamente sbarbato, le borse sotto gli occhi, morfologicamente condannato
a soccombere entro pochi minuti. Col tempo la via Polimagò si è immedesimata
con questo traverso, citato da tutti e quindi diventato uno dei passaggi
mitologici della valle, superato da quel demonio di un Merizzi quando aveva
solo 19 anni ed una invidiabile chioma a cespuglio, avvistabile a ben più di
una parasanga di distanza.
Date tutte queste premesse il
traverso viene affrontato da molti come se dovessero trattenere una carota
infilata tra le chiappe, fatto che complica non poco l’arrampicata, da tutti i
punti di vista.
Bellissima sosta Old school su Luna Nascente |
Da vecchio praticone ormai so bene
che questa parte di scalata è più geniale che difficile. Prima di tutto so che
bisogna “lasciare andare la carota” e che fino a metà traverso, anche se un po’
di sbieco, si ha la corda dall’alto. Nella parte finale, poi, ci si deve
preparare alla manata che raggiunge la fessura di Luna Nascente, con il ghigno
che fa il gatto prima di acciuffare il topo… ed il gioco è fatto!
La serata prosegue nei bar di San Martino, in
un sabato piacevolmente affollato di scalatori, dopo una serie fin troppo
lunga di weekend piovosi. Le nuove e le vecchie generazioni si fondono, ho il
piacere di familiarizzare con Saro Costa che, con il suo stile e le sue scalate
fuori dal coro (…tra le altre Polimagò, in free solo, di notte!!) ha saputo
reinterpretare al meglio lo stile dell’arrampicata della Valle.
AL Bar........... |
Poi, più la birra e il vino in
corpo aumentano, più la vista si annebbia e sono pronto ad affrontare il
viaggio verso casa, sicuro che a nessuna forza di polizia verrebbe mai in mente
di sottopormi all’alcoltest. In fondo l’arrampicata è una splendida metafora
della vita “you must believe!”, devi crederci……
Masesku, Giugno2019
NDR: per chi volesse ammirare il video della giornata ...
NDR: per chi volesse ammirare il video della giornata ...