BIVACCHI
Il più bel bivacco della mia vita: Thanksgiving Ledge sulla Lurking fear, El Capitan. La grotta di Gesù Bambino |
Effettivamente dormire all’addiaccio su qualche parete nord necessitava una grande forza di volontà .
Quando cominciai ad arrampicare un po’ più seriamente e mi capitò di fare vie che richiedevano dei bivacchi, il mio disamore per questa pratica fu immediato. Le notti erano lunghe, scomode e fredde, con le mattine che non arrivavano mai e riprendere la funzionalità era un dramma che mi imbambolava per tutto il giorno dopo.
Con le prime vie in Val di Mello le cose andarono un po’ meglio: i bivacchi erano accuratamente previsti con tanto di amache, sacchi a pelo, pentolame e cibi vari, sull’onda di quelli dei nostri miti yosemitici. Unico neo le amache, nelle quali il corpo scivolava nell’incavo più basso, costringendo i piedi a stare più in alto del corpo, facendoli raffreddare.
Le notti erano un continuo riprendere posizione, ma non erano male.
Bivacco su "Il Paradiso può attendere" Parete est del Qualido, FA 1982. In primo piano Masesku, sotto il grande Bosca. Foto J. Merizzi |
A parte in Val di Mello, sulle Alpi non ho più bivaccato se non in cima al Gran Pilier d’Angle, dopo la Bonatti-Gobbi (la più grande sbattuta della mia vita). In quell’occasione scoprii che la copertina termica, una specie di foglio di alluminio tipo "Domopack", non produceva nessun beneficio e, dopo tre ore passate a cercare di non farmela strappare dalle violente termiche che salivano dal fondovalle, ripresi la marcia sulla interminabile cresta di Peuterey, totalizzando, alla fine, una trentina di ore dal Bivacco Ghiglione al rifugio Gutier.
Ben diversi sono i bivacchi in Yosemite ai quali, se non appartieni alla categoria dei Dean Potter, Tommy Caldwell, Alex Honnold ed affini, tutti i comuni mortali devono sottostare. Però qui i bivacchi me li sono quasi sempre goduti perché il tempo è bello, non ci sono pericoli oggettivi e vai a dormire in posti bellissimi.
Provare a stilare la classifica del più bello è cosa ardua : dalla "Big Sandy Ledge" sull’Half Dome, con una vista mozzafiato sulla Valle e sulla Sierra, alla "Long Ledge", larga quaranta centimetri ma lunga a sufficienza per ospitare comodamente tre persone, che si materializza, come un miracolo, al termine dell’espostissima headwall della Salathe, a due tiri dalla vetta.
Uno dei più belli è il lussuoso bivacco del "Cap Tower" sul Nose, in grado di ospitare più cordate e con una vista meravigliosa sull’immensa parete est del Cap, ma anche la "Peanuts ledge", su Zodiac, dove il "portaledge" poggia per metà su una piccola cengia (un vero lusso) a tre tiri dalla cima, tanto che sembra di toccarla con un dito: vale il viaggio!
Infine c’è la "Thanksgiving ledge", sulla bella e un po’ sottovalutata "Lurking Fear".
Nella classifica questa, appartiene alla categoria "Luxury" dei bivacchi, dove ci si può slegare, camminare, cucinare con abbondanza di spazio, per poi dormire, come Gesù Bambino, all’interno di una magica grotta.
Un giovane Andrin Sommaruga in cima a El Cap con i fratelli Huber |
Alla Grey Ledge sulla Muir Wall |
Scatoletta di tonno condivisa su "El Block", Salathe wall |
Versione Homeless in cima al El Cap. Tutte le notti su questa cima sono magiche! |
"Hawanee Ledge", un incredibile bivacco della serie Luxury sulla più strapiombante parete di Yosemite: Leaning Tower |
Masesku 2007
Aggiornato Novembre 2021