Luna Nascente

Beh, che dire di Luna Nascente? Non è sicuramente facile descrivere una delle più belle vie del mondo.
Quindi comincio nel considerare la fortuna di averla a pochi chilometri da casa mia e, come se non bastasse, di essere stato tra i suoi primissimi salitori, avendone fatto con l’amico Jacopo la prima ripetizione. Ma andiamo con ordine...

Ai primordi dell’arrampicata in Val di Mello, guardando dal fondovalle, la via più evidente per salire Lo Scoglio della Metamorfosi era quella che poi sarebbe diventata Gli Oracoli di Ulisse. Vista da lontano essa mostrava una linea decisamente yosemitica: fessurona iniziale, muro di granito liscio e verticale, seguito dalle fessure della parte alta.

Detto fatto, nella tarda primavera del 1978, un trio di gran classe: Antonio Boscacci, Jacopo Merizzi e Francesco Boffini, dopo avere bivaccato alla base, si portarono a casa la via. Le foto che mostrarono erano (quasi) all'altezza di quelle americane, soprattutto quella che, scattata dall'alto, mostrava due degli scalatori in sosta, comodamente sdraiati su una pianeggiante cengia, alla base del muro verticale, che venne superato con una “scala” di chiodi a pressione. Quello che assomigliava di più all'America era, oltre alle evidenti fisionomie "Peace and love" degli arrampicatori, la pulizia assoluta del granito e delle sue linee. La sera precedente, prima di prender sonno, girovagando alla base dello Scoglio, i tre Sassisti arrivarono fin sotto la sua parte destra, dove intravidero una linea di fessure e diedri perfetti, che stimarono si dovessero salire in arrampicata artificiale.

Elena Boggia in azione
Pur essendo una via di pregio, ad Oracoli di Ulisse toccò, ben presto, la sorte di “via minore” perché, poco tempo dopo, venne aperta nelle sue vicinanze la stratosferica Luna Nascente.

In quel periodo, il Bosca, girava in compagnia di una sorta di Cellula Maoista (buona), fatta da amici, cugini e parenti vari, specializzata in grandi viaggi europei con mezzi di sussistenza e in grandi uscite di sci-alpinismo. A volte, si muovevano in gruppo anche per arrampicare. Antonio, non solo era il leader naturale, ma in assoluto anche il più forte arrampicatore, che sovrastava tutti loro di svariati gradi. Così, quel mattino di settembre del ’78 prima di scalare Luna Nascente, dopo aver bivaccato alla base dello Scoglio della Metamorfosi, oltre alla moglie, la bella Mirella, Antonio scelse tra i suoi amici, come un Cristo ispirato, il fortunato discepolo che avrebbe potuto salire come terzo di cordata. La fortuna, è il caso di dirlo, toccò a un bel ragazzo biondo, timido e riservato: Graziano Milani.

Come da copione, il Bosca non vide nemmeno la breve fessura verticale del primo tiro che oramai tutti seguono ma, interpretando a perfezione lo spirito di quei tempi, si infilò nel camino iniziale, un po’ svasato a campana, che oramai nessuno prende più in considerazione, raggiungendo la prima sosta in pura arrampicata libera. In pratica, partendo dall'albero che c'è alla base della via, invece di salire a destra e poi dritto, salì a sinistra infilandosi in un antro oscuro, per poi percorrerlo verso destra.

Jacopone Merizzi in sciallo sul secondo tiro
Dopo il breve tratto in “artif” del tetto, si aspettava di proseguire con un gran lavorio di chiodi, invece, con sua grande sorpresa e godimento, si accorse che la fessura si poteva scalare in libera e così fece, con una arrampicata entusiasmante, fino alla fine della via. Alla sera telefonò a Jacopo, dicendogli che aveva scalato la via più bella della sua vita; fu per questo motivo che, due giorni dopo, ci trovammo a farne la prima ripetizione.
La cosa più curiosa della relazione che il Bosca ci aveva dato era la gradazione delle difficoltà. Il Bosca in quel periodo sapeva di essere il più forte arrampicatore in aderenza della valle, aveva già salito: Nuova Dimensione, Piede d’Elefante, Lucido da Scarpa…, tuttavia pensava di essere deboluccio in diedro e fessura, tant'è che la via venne quasi tutta valutata di quarto grado. La nostra preoccupazione era quindi rivolta ad un tratto di ottavo grado, segnato più o meno a metà via: "se questo è quarto..." ci dicevamo "Chissà come sarà l’ottavo...".

Alla fine, il diavolo risultò meno brutto di quanto ce lo fossimo immaginato, infatti il Bosca, che in aderenza era proprio un fuoriclasse, raggiunta una piantina di ginepro posta sotto uno strapiombo, l’Occhio di Falco, alla vista di una amata placca, vi si lanciò in una ardita traversata, incurante della sua verticalità, trovando l'insieme dei movimenti molto, ma molto duri. Noi dall'alberello intuimmo al volo una soluzione decisamente più umana e, calandoci qualche metro, trovammo un passaggio verso sinistra molto più facile, quello che attualmente usano tutti. Della parte più alta ho ben vivo il ricordo di una delle celebri frasi, nelle quali Jacopo ha sempre dato il meglio di se, che sono ormai entrate nella tradizione orale della Val di Mello: "Cacchio! La morte arriva dalla cacca di un uccello!" esclamò, dopo essersi preso una scivolata a una ventina di metri dall'ultimo chiodo.

Ma come si sa, anche il giovane Jacopo, allora diciannovenne, sulle placche era un vera autorità, così tutto procedette nella più serena normalità fino alla fine della via. Inutile dire che appena scesi a valle iniziammo il tam tam sulla bellezza di Luna Nascente, che si avviò velocemente ad essere riconosciuta tra le più belle vie del mondo, salita da centinaia di arrampicatori.

Questa storia vi è piaciuta, vi ha incuriosito e vi è venuta voglia di scalare Luna Nascente?
Se vi va l’idea, sarà mio piacere accompagnarvi e farvi apprezzare tutta la bellezza di questa storica via!

Paolo Masa Masescu

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