ALDINO E MINDO, DUE DEI "MIEI EROI" DEI FAVOLOSI ANNI 60...


Contrabbandieri Malenchi, inizi anni 60 al Cavaloch. Il Mindo è il primo a destra


Aldino Anghileri, inappuntabile nell'abbigliamento FILA, la divisa alpinistica fine anni 70






L'amico Guida Alpina Danilo
 Valsecchi
Complice l’amico guida alpina Danilo Valsecchi che ha fatto da sensale, giovedì 28 ottobre ho trascorso una piacevolissima serata in compagnia del grande alpinista di Lecco Aldo Anghileri e del Malenco D.O.C Mindo (Ermindo) Schenatti, detto Majuk, titolare dell’omonimo negozio di articoli sportivi a Chiesa in Valmalenco. La “Location” è stata il bellissimo Ristorante "Il Vassallo", a circa 80 metri da casa mia, così ho potuto fare onore, senza limiti, a qualsiasi tipo di alcolico giunto alla nostra tavolata: Prosecco, Sassella, ottima selezione di grappe, senza il timore di incorrere nella repressione antialcolica stradale.
Il 682 del Majuk, che lui guidava in autostrada a 12 anni,
mentre suo padre schiacciava il pisolino...
 L’Aldino, come viene comunemente chiamato, da buon patriarca ha portato con se oltre alla bella moglie, il figlio e la figlia, con i rispettivi fidanzati e giovani amici, un po’ arrampicatori e un po’ ciclisti, tanto per non essere dei monomaniaci.
Purtroppo non ho avuto il piacere di frequentare molto l’Aldino, anche se la mia ammirazione nei suoi confronti è sempre stata altissima, sia per il suo carisma, che per il fatto che mi è sempre parso un uomo fuori dalla norma del piccolo mondo alpinistico: simpatico, generoso, vulcanico e mi fa onore il fatto che mi consideri alla stregua di un vecchio amico.
 Così la serata è iniziata ricordando le spedizioni mie e del Majuk al MIAS di Milano, quando lui era un giovane negoziante di articoli sportivi e io un pivellino con grandissimi sogni da alpinista. Per me entrare in quel magico mondo della fiera dell’outdoor, pieno di belle ragazze e di articoli sportivi, era una esperienza quasi magica, che aumentava quando l’Aldino, che allora era un Boss della Fila, una marca di abbigliamento che sponsorizzava Messner (praticamente Dio), mi faceva omaggio di  prestigiosi capi di abbigliamento, nonostante io non fossi assolutamente nessuno.
Il primo Majuk Sport a Chiesa in Valmalenco
Durante una delle nostre trasferte venimmo fermati dalla Polizia Stradale ad Abbadia Lariana. Il Majuk, che aveva già fatto i soldi con il contrabbando e poi col camion a rimorchio (che suo padre gli faceva guidare in autostrada a12 anni…), utilizzava per quei viaggi una vecchia Peugeot famigliare dalle gomme lisce, degna di un venditore di tappeti nordafricano, fedele al motto Malenco di tenere sempre “l’Uregia Basa” , l’orecchia bassa, Understandment in inglese……. Durante quel controllo ebbi il piacere di vedere all'opera le doti del grande venditore che sarebbe diventato il Majuk, abbinate alla sua esperienza di camionista abituato a lunghe ed estenuanti trattative con la Polstrada. In breve, il Mindo, non solo riuscì a convincere la pattuglia della bontà dei suoi pneumatici, ma che era talmente povero da non riuscire a sostituirli. Non mi è mai più capitato di vedere due poliziotti, così frastornati e quasi sul punto, al posto della multa, di fare una piccola donazione al Majuk.
Corna di Medale, Via Boga
Per quanto riguarda l’Aldino, la cui immagine nella mia mente è associata agli occhiali Ray Ban che gli stavano a pennello, è stato un “Enfant prodige” dell’arrampicata lecchese degli anni 60. Celebre fu la sua salita in solitaria della via Boga al Medale, quando era un ragazzino di diciassette anni!!!. A quel tempo era entrato a far parte dei Ragni di Lecco che, una domenica mattina, dovevano trovarsi ai Resinelli. Lui non si era accordato con nessuno per salire in macchina e, quando raggiunse il gruppo in mattinata, gli venne chiesto:
“Da dua te rivet?” (da dove arrivi?)
“Da Lécc” (da Lecco)
“E per che strada?”
“U Fai la Boga” (ho fatto la Boga)
“cun Chi?” (Con Chi?)
"de per mi” ( Da solo)
“Ma te se propri on ….” E qui si può immaginare il complimento che il burbero Cassin gli disse, dissimulando la soddisfazione per quel giovane talento.
La Parete NE del Badile e la Via Cassin
 Un’altra delle grandi performance dell’Aldino fu la salita in solitaria della “Cassin alla nord-est del Badile”, quando aveva 18 anni, la seconda dopo quella entrata nella leggenda da parte di Hermann Bhul, una delle più grandi “Icone alpinistiche” di tutti i tempi.
 Figlio della attiva imprenditoria di Lecco, Aldino si è sempre distinto nel lavoro, prima con la Fila come dirigente, poi come importatore della Francital, poi con la “sua “ Ande e, tuttora, a 75 anni suonati, con un’altra nuova azienda di sua invenzione.
 Nonostante la sua apertura e la sua generosità, la vita, invece, non è stata altrettanto lieve con lui, portandogli via in modo crudele e nel fiore degli anni, due dei suoi figli, Giorgio e Marco che, seguendo le orme paterne, erano entrambi dei bravissimi alpinisti. Una botta dalla quale è quasi impossibile riprendersi, anche se il Vecchio Leone sembra farcela, riuscendo ad essere ancora un piacevole e brillante interlocutore e uomo di grande compagnia.
Ricordando i vecchi tempi della Francital, di cui aveva riempito negli anni 80 tutti i migliori negozi di articoli sportivi e che produceva delle favolose ed indistruttibili giacche per alpinismo, l’Aldino mi ha detto che, in magazzino, ne conserva ancora alcuni esemplari e sicuramente, quando questa menata del Coronavirus sarà passata, andrò a ritirare quella che mi ha promesso…..

Fine Ottobre 2019, cena tra vecchi amici al Ristorante Vassallo, Chiesa in Valmalenco. Da sx Masesku, Aldino, Mindo.

Paolo Masa Aprile 2020

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