SPIGOLO NORD DEL PIZZO BADILE

                
  • Alla mattina presto in Val Bondasca
This is my cliff”, gli anglosassoni usano questa bella frase dal ritmo musicale per definire la loro roccia preferita, il posto di arrampicata dove uno si sente sereno e a proprio agio come fosse nel giardino di casa sua. Per quanto mi riguarda “My cliff” è il Pizzo Badile, la montagna del cuore, probabilmente quella che ho scalato più volte nella mia vita e il suo Spigolo Nord, che sovrasta come la lama di una scure la Val Bondasca, è senza dubbio la mia via preferita. Un po’ perché a diciotto anni è stato il mio primo incontro con la grande montagna (con scarponi e calzettoni rossi d’ordinanza) e un po’ perché, dopo tanto tempo, è una via che faccio ancora con una certa disinvoltura. All’inizio del mio lavoro di guida, ho avuto una indelebile lezione di arrampicata, stile minimalista, da parte di Bruno Hoffmeister e Guido Giovanoli, due guide della Bregaglia che, dopo avere fatto parte della brigata che aveva accompagnato un importante cliente in cima al Badile (il presidente della Repubblica Federale Tedesca), erano ridiscesi, slegati, faccia a valle e letteralmente a salti lungo la via, per continuare le loro attività in Val Bondasca. Il loro messaggio era: su questa via dimentica di essere un alpinista e comportati come il pastore che va a riprendere le capre che hanno scavallato la parete, non serve altro che un po’ di equilibrio montanaro.
Ci si lega oltre il colletto...
 Da quel giorno ho iniziato a maturare il Metodo Agricolo Minimalista (MAM) che mi garantisce tempi di salita molto veloci dal momento in cui mi lego a quello in cui raggiungo le grandi lastre granitiche della vetta. Questa estate il mio compagno di cordata è stato Alessandro Giacomoni, da tempo immemore seguace dell’istrionico Jacopo Merizzi, col quale ha arrampicato per un numero imprecisato anni, su un numero imprecisato di pareti, senza mai raggiungere una vetta. Ora tocca a me, che ho più il taglio dell’operaione della montagna, fargli apprezzare le bellezze dell’alta quota, l'anno scorso sullo Spigolo Vinci del Cengalo e adesso sul leggendario spigolo Nord del Badile. L’aspetto più bello della nostra abbinata è che, tra tutti i frequentatori del rifugio siamo quelli che meno rappresentano il prototipo degli alpinisti. Lui ha superato i cinquant’anni e fa il chirurgo al Niguarda di Milano, può sostituirti un rene, la milza e perfino il pancreas, ma nonostante questo lavoro “da grande”, esprime una gioia quasi fanciullesca quando riesce ad andare in montagna; mentre io sono il più vecchio cliente del rifugio dal quale, ormai, non ci si può più aspettare un gran che. Dopo un ricco aperitivo a base di formaggio d’alpe, slinzega della Valchiavenna, e Calanda Brau, consumato sulla terrazza del Sacs Furà, assaporiamo le morbide luci del tramonto prima di affrontare l’austera cucina del rifugio.

E' arrivato il sole!!!
Per fortuna lo Spigolo non è come la sua vicina e blasonata Via Cassin, sulla quale è facile entrare in contrasto con le cordate più lente che fanno da tappo. Qui, a parte un po’ di Jam Traffic all’anello di sosta appena prima dell’inizio dello spigolo vero e proprio, c’è una bella libertà di movimento e la presenza di altre cordate non disturba la scalata. Proprio sulle sue rocce iniziali è avvenuto l’incontro con i miei due inconsapevoli maestri di tanti anni fa, che mi aveva folgorato e devo dire che il Metodo Agricolo Minimalista (MAM): tiri corti e veloci, corda non più lunga di 18 metri, utilizzo di un solo moschettone a base larga per la sosta con cui recuperare con il mezzo barcaiolo il socio, da trasformare velocemente in barcaiolo una volta che questi è giunto alla sosta, ha una resa veramente incredibile. Pian Piano i nostri compagni di scalata, coi quali siamo partiti assieme dal rifugio, ingarbugliati con matasse di corde sempre più lunghe da tirare, da mollare e da infilare nei secchielli da recupero, si fanno via via più piccoli e, come da contratto, poco dopo le 11 di mattina porgo ad Ale il sasso col quale percuotere, come fosse il gong di un monastero buddista, la piramide di alluminio della vetta. Gigioniamo sulla cima, visitiamo il bivacco Molteni Valsecchi, poi iniziamo, con tutta calma, la discesa e una volta al rifugio veniamo raggiunti dai primi che sono arrivati sulla cima dopo di noi. Tra i quali, nientepopodimeno che una guida istruttore svizzero, che ha salito la Cassin e che si complimenta per la nostra prestazione.

Quasi en ghe sà...ci siamo quasi...
Mentre finiamo di pranzare al rifugio Gianetti, cominciano ad arrivare le cordate dello spigolo, che erano partite assieme a noi nel cuore della notte e tutte si avvicinano al nostro tavolo con deferenza, stringendoci la mano, mormorando, con un accenno di inchino :“respect” e in tutti i loro sguardi traspare la meraviglia di chi, la sera prima, non ci aveva valutato neppure il classico soldo di cacio. A noi, già reidratati da due giri di birra, scappa da ridere:” Embè ragazzi, non è così difficile essere un po’ più veloci, la prossima volta applicate anche voi la tecnica MAM ( Metodo Agricolo Minimalista)…. ” Due giornate meravigliose” è stato il commento finale, accompagnato da un grande sorriso di soddisfazione, del mio simpatico compare Alessandro, prima di iniziare la discesa lungo l’interminabile Val Porcellizzo, la vera dura prova della giornata….

Paolo Masa Masesku
Guida Alpina

PS chi è interessato allo Spigolo del Badile non indugi a chiamarmi, che ne parliamo…347 3205499

In vetta!
Luglio 1974: incredibile! anche Masesku ha avuto 18 anni....





Aperitivo al Sacs Furà!

Nel primo terzo.

A metà via.

Si torna all'ombra. Piccolo trucco: stare a sinistra della linea di spit
Più facile e veloce....


Alba sulle Sciore


Placca Risch

Share this: